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Le Seduzioni Recensione Poster

cinema e critico, adopera il suo sapere per dirigere l’ottimo cast e restituire al pubblico sensazioni visive e uditive di notevole spessore. Stefano è un editore, divorziato da una moglie borghese e benestante, vive nella casa della ex suocera in stile bohémien fino a quando compare sulla porta Sophie, una sofisticata donna francese che si offre come domestica pagata da sua moglie. Stefano non conosce l’amore se non attraverso i libri che pubblica come per esempio quello di una scrittrice emergente con la quale intrattiene una relazione fortuita e casuale anziché di valore sentimentale. Se solitamente la difficoltà maggiore di un adattamento cinematografico di un testo letterario può causare la perdita del sottotesto o piuttosto dello spirito del libro, con Le seduzioni, Vito Zagarrio riproduce uno scenario che verosimilmente assomiglia a pagine scritte. Infatti, ogni volta, il protagonista Stefano, il bravo Andrea Renzi, viene “scoperto” attraverso carrellate lente intorno ai muri della casa allo stesso ritmo della lettura di una pagina. La macchina da presa diventa l’autore onnisciente che offre al lettore, in questo caso al pubblico, la sua voce. Anche la scelta scenografica affidata ad Adolfo Recchia non respinge il protagonista assoluto del film cioè il testo scritto: lo stesso ufficio di Stefano ha muri scritti nell’antica lingua greca e quando la giovane scrittrice insiste sull’editing del suo nuovo romanzo, lo spettatore può leggere quelle pagine attraverso uno specchio riflesso che inonda di righe il grande schermo. Per questo, forse, Le seduzioni di Vito Zagarrio somiglia maggiormente a una riflessione condotta attraverso un obiettivo digitale sul mondo degli intellettuali che, come Stefano, fanno propaganda di un amore di carta piuttosto che inciso sulla pelle e sulla carne. Andrea Renzi, nei panni di Stefano, colora il personaggio di una certa troppa ingenuità così che aumenta la prevedibilità delle conseguenze del suo incontro con Sophie, Amélie Daure. Nonostante l’ambientazione sia a Napoli, con un cast interamente partenopeo, Zagarrio ha il pregio, quello di un milord della cultura, di non fare il verso alla napoletanità eliminando qualsiasi tipo di vezzo caratteristico. Iaia Forte, grandissima interprete di viscere napoletane, riesce a comandare ogni scena in cui appare per la sua grande naturalezza. Marit Nissen, di stampo germanico, assolve pienamente il suo ruolo borghese e glaciale di ex moglie. Tuttavia, tolto il calore di una città impetuosa come Napoli, tolta la passione sensuale dei personaggi, il rischio è quello di risolvere il film in una certa distanza dallo spettatore, distanza che neppure al lettore di un libro è data da un bravo autore. Le seduzioni di Vito Zagarrio sembra correre il pericolo di restare fermo sulle domande “la seduzione è un inganno?” oppure “esiste un lieto fine?” come teoria, traccia scritta mentre, prima di conoscere le risposte, c’è bisogno di vedersi avvinti dall’inganno, travolti dalla seduzione agognando un lieto fine.  Spogliato quindi dagli afflati sensuali, criteri primari per indurre Le seduzioni, il film è come una puntata di poche fiches con in mano una scala reale, una mano mancata con un piatto abbondante, quello del romanzo di Lidia Ravera.  (La recensione del film “Le Seduzioni” è a cura di Rita Ricucci)