L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI di Don Siegel (Ieri, Oggi e Domani)


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Uno dei più celebri film di fantascienza degli anni ’50, citato anche come uno dei capolavori del cinema fantascientifico. Questo è “L’invasione degli ultracorpi”, film diretto da Don Siegel del 1956. Si tratta di un film girato a basso costo, in bianco

L'invasione degli ultracorpi di Don Siegel Analisi Critica Recensione

L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel Analisi Critica Recensione

e nero. Al centro della storia il dottor Miles Bennell, che, ricoverato all’ospedale psichiatrico in preda a straordinaria eccitazione, inizia a raccontare le vicende che lo hanno portato fin lì. Nella vicina cittadina di Santa Mira, nella quale Miles è medico, riceve una serie di pazienti apparentemente affetti dalla sindrome di Capgras, essendo convinti che alcuni loro parenti siano stati in qualche modo sostituiti da impostori dall’aspetto identico. Appena tornato da un viaggio Miles incontra la sua ex ragazza Becky Driscoll, ritornata in città dopo un divorzio. Una sera Miles e Becky vengono chiamati da un amico del medico che li convoca nella sua abitazione dopo il ritrovamento di un cadavere. Inspiegabilmente il corpo è privo di lineamenti facciali e impronte digitali distinguibili, ma inizia rapidamente a mutare assumendo l’aspetto dell’amico del protagonista e anche nel seminterrato di Becky viene rinvenuto un corpo identico a lei. La conclusione alla quale giungono è che i cittadini di Santa Mira stiano venendo sostituiti da cloni identici durante il sonno. Si tratta di copie prive di umanità, per questo i due si nascondono cercando di rimanere svegli per non incorrere nella stessa sorte. La mattina dopo, Bennell e Becky scoprono che dei camion trasportanti baccelli giganti stanno arrivando in città con l’intenzione di essere trasferiti nelle città vicine per essere piantati e sostituire le popolazioni. Tenta di mettersi in contatto con le autorità della città più vicina, ma non ci riesce perché quasi tutti gli abitanti sono ormai dei replicanti. Bennell e Becky cercano di scappare fingendosi alieni, ma vengono scoperti quando Becky, mostrando la sua umanità, si allarma vedendo un cane quasi investito. Poi Becky, stremata, cede al sonno e viene quindi sostituita da un clone senza emozioni. Giunto solo e stremato su un’autostrada, Bennel non è in grado di fermare o convincere gli automobilisti. Al termine del suo racconto in ospedale, la polizia e i medici non sembrano dargli molto credito, ma, in quel momento, viene portato nell’edificio un camionista rimasto ferito in un incidente stradale causato da un carico di baccelli giganti provenienti da Santa Mira. Questo dimostra, quindi, che il racconto di Bennell non è infondato. Santa Mira viene così isolata e viene avvertito l’FBI per prendere provvedimenti. Una storia che, per l’epoca, era più che all’avanguardia e che ha dato modo al filone del genere fantascientifico di imporsi sempre più. Genere che deve moltissimo a questo film di Don Siegel che, nonostante parli di fantascienza, ha pochi elementi “concreti” che lo rendono tale. Questo a livello di effetti speciali che sono quasi completamente assenti in un film per il quale dovrebbero essere parte fondamentale. Una scelta in parte dovuta ai mezzi a disposizione dell’epoca e in parte a dimostrazione del fatto che basta un po’ di fantasia, di inventiva e di “genialità” per poter raccontare anche questo tipo di cose in maniera semplice. L’unica eccezione è caratterizzata dai baccelli giganti. Nella versione definitiva, però, è da menzionare l’inserimento di un prologo all’inizio che risulta avere l’effetto contrario alle intenzioni, cioè quello di attenuare la suspense che invece accompagna lo spettatore e che diventa il vero e proprio punto di forza della pellicola. L’altro cambiamento è l’inserimento di un finale positivo, un epilogo a lieto fine estraneo alle intenzioni di Don Siegel che, invece, aveva in mente, in tema con il pessimismo cosmico che lo caratterizzava, un film incubo.

L'invasione degli ultracorpi (1956) Recensione
Una scena tratta da L’invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel

Il film, realizzato con quelle che erano le vere intenzioni di Siegel, avrebbe dovuto così avere lo scopo di difendere i diritti della fantasia e dei sentimenti, in polemica con il livellamento imposto dalla società industriale. Al di là di tutte le accuse mosse al regista per questa sua visione del film (e del mondo in generale), si può e si deve considerare il film per il suo valore di opera cinematografica che, nel tempo, ha contribuito ampiamente ad aiutare il cinema di questo genere. Un film che, a distanza di decenni, ha anche avuto un remake, “Terrore dallo spazio profondo” di Philip Kaufman. Tralasciando, quindi, l’alone metaforico e le allusioni politiche, è il ritmo serrato dell’azione a colpire immediatamente lo spettatore che non può che stare col fiato sospeso in attesa di capire come si concluderà la storia e se questa invasione sterminerà l’intera popolazione. Un film girato in soli 15 giorni, senza soste, ma che ancora oggi ha un’eco molto potente e molto profonda. Tanto da aver dato vita nel 1993 a un altro remake, stavolta opera di Abel Ferrara, “Ultracorpi – l’invasione continua”. Anche se a rimanere impresso nella mente dello spettatore e dell’amante del cinema è indubbiamente l’originale, sia perché è apparso nel momento giusto (gli anni ’50 del maccartismo) sia perché diretto da un Siegel che si misura per la prima e unica volta con la fantascienza. Qualche lieve analogia è riscontrabile anche con “Gli Uccelli” di Hitchcock dal momento che entrambi mostrano che il male proviene dal quotidiano o comunque da elementi terreni, del proprio vissuto che possono trasformarsi all’improvvisa in un’incredibile minaccia. Siegel tratta una vita che rende chiunque più claustrofobico, delimitando lo spazio di quello che è l’immaginario individuale, dei sogni e dei sentimenti. E se da una parte può sembrare, solo all’apparenza, un anticipatore di opere come “Blade runner”, dall’altra Don Siegel ha, in realtà, spalancato un portone a uno dei generi che, soprattutto adesso, trova maggiore spazio grazie all’ampio uso di effetti speciali sempre più precisi e specializzati. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (di Veronica Ranocchi)

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