– Lorenzo Mattotti firma il Manifesto del 71. Trento Film Festival dal 28 aprile al 7 maggio (News)


Un altro nome di primo piano del mondo dell’illustrazione si aggiunge all’ormai lunghissimo elenco di autori che hanno firmato il Manifesto del Trento Film Festival: è quello di Lorenzo Mattotti, autore dal tratto inconfondibile il cui universo artistico spazia ormai, senza soluzione di continuità, tra fumetto, pittura, illustrazione e cinema d’animazione. Saranno le montagne candide, i

prati verdi e il cielo azzurrissimo dell’opera di Mattotti a rappresentare lo spirito di un Festival che, festeggiati i settant’anni nel 2022, ritornerà ad animare i cinema, le piazze e tanti luoghi di Trento dal 28 aprile al 7 maggio 2023. «Con il Manifesto di questa 71ª edizione possiamo dire che si chiude una sorta di trilogia, che era iniziata con Gianluigi Toccafondo e poi proseguita, nell’anno del Settantesimo, con Milo Manara. Una trilogia di opere di grandi autori italiani, che – ognuno col suo stile e la sua poetica – hanno messo al centro il complesso rapporto tra l’uomo e la natura» spiega il Presidente del Trento Film Festival Mauro Leveghi. «Dopo il lupo di Toccafondo, che ululava alla luna e forse parlava all’uomo, e l’ondina di Manara, chiusa nella sua dimensione mitologica e fiabesca, che guardava con diffidenza all’umanità che la insidiava, Mattotti sembra proporci una visione conciliante e pacificata della presenza dell’uomo in montagna. Le proporzioni chiariscono i ruoli, i colori suggeriscono la possibilità di un equilibrio, le linee sembrano indicare che tante possono essere le strade da percorrere verso il futuro, ma che il cammino dell’uomo, citando Alex Langer, dev’essere più lento, più profondo, più dolce di quanto non sia stato fino ad oggi».

«Siamo onorati di aver potuto collaborare con Lorenzo Mattotti, un autore la cui traiettoria artistica ha intrecciato molte volte il mondo del cinema, fino alla realizzazione del manifesto della 79ª Mostra del cinema di Venezia nel settembre scorso. Ci piace ricordare con orgoglio che il Trento Film Festival è la seconda rassegna di cinema più longeva d’Italia, seconda solo a Venezia, quindi è una di quelle coincidenze che Jung avrebbe definito significative, ricche di significati simbolici e forti emozioni» racconta la Direttrice del Festival, Luana Bisesti. «Abbiamo chiuso da poco più di un mese l’anno del Settantesimo: un’edizione lunga un anno, e anche di più, considerato che la mostra Scalare il tempo è ancora aperta a Le Gallerie, e che in quella sede il 10 marzo presenteremo il libro realizzato in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino. Ma il nostro sentiero non si chiude sicuramente qui, e siamo pronti per riempire Trento di proiezioni, presentazioni letterarie, laboratori per bambine e bambini, serate alpinistiche, tutti appuntamenti con un altissimo livello di originalità, che è la caratteristica più significativa del Trento Film Festival, da sempre abituato a creare, sperimentare e innovare format e contenuti».

“Destinazione… Etiopia”: lo sguardo del Festival torna sull’Africa

Dopo la selezione dedicata al Marocco nel 2019, il Trento Film Festival rimette al centro il continente africano. Con immagini, musica e parole si viaggerà in Etiopia, per conoscere paesaggi e tradizioni e per comprendere meglio fenomeni geopolitici epocali.

Dopo l’edizione speciale della 70ª edizione, che aveva trasformato Destinazione… in un viaggio fantascientifico nel tempo e nella storia del Trento Film Festival, la seguitissima sezione torna nel 2023 a esplorare paesaggi e culture del pianeta, rivolgendo lo sguardo all’Etiopia. «La scelta di dedicare la sezione Destinazione… all’Etiopia vuole invitare lo spettatore, per la seconda volta dopo il successo della selezione dedicata al Marocco nel 2019, a confrontarsi con immagini e storie dal continente africano, scoprendo paesaggi e tradizioni di un Paese unico e affascinante, e affrontando fenomeni geopolitici epocali, ignorati o sottovalutati dalla lettura troppe volte miope proposta in Europa e in Occidente» spiega Sergio Fant, responsabile della programmazione cinematografica del Trento Film Festival.

Con un’altitudine media di 1.330 metri sul livello del mare, l’Etiopia è uno dei Paesi più alti del pianeta. La sua vetta più alta è il Ras Dascian che raggiunge i 4.533 metri, mentre Addis Abeba, a 2.355 metri, è la quarta capitale più alta al mondo. All’interno del continente africano, con le sue crisi e problematiche, l’Etiopia rappresenta un caso particolarmente attuale, e drammatico: il 12 novembre scorso è stato firmato l’armistizio tra governo etiope e Fronte popolare di liberazione del Tigrai, la regione a nord del paese dove dal novembre 2020 era in corso un conflitto tra forze federali e autorità locali, in una delle peggiori crisi umanitarie mondiali recenti. «Tutto questo in un Paese in cui la bellezza del paesaggio, con le sue verdeggianti montagne, sorprendenti per chi immagina un Corno d’Africa brullo e desertico, racconta di comunità dalle tradizioni millenarie, con legami profondi con un territorio che, se non fosse depredato da interessi locali e globali, rappresenterebbe una risorsa naturale unica nel continente», prosegue Fant.

Astraendo dall’attualità per guardare alla storia, il progetto di Destinazione… Etiopia giunge a maturazione proprio quando il recente centenario della marcia su Roma, e dell’avvento del regime di Mussolini, rendono prezioso il contributo che il Festival può dare anche alla riflessione post-coloniale, e alla conoscenza di territori e popoli vittime delle mire imperialiste del fascismo.

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