L’ULTIMA RISATA di Friedrich W. Murnau (Ieri, Oggi e Domani)


Clicca per votare questo film!
[Voti: 2 Media: 5]

Nonostante il titolo, il film diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, L’ultima risata, è un dramma o più precisamente un kammerspiel e uno dei più grandi capolavori del cinema muto. Prima di addentrarsi nella trama del celebre film di Murnau occorre sottolineare l’importanza che il film riveste e che è tale per diverse ragioni. Innanzitutto “L’ultima risata” è il primo film ad affermare l’autonomia del linguaggio cinematografico che sembra iniziare a comprendere di potersela cavare

L'ULTIMA RISATA | Poster

L’ULTIMA RISATA | Poster

da solo, senza l’utilizzo di cartelli o didascalie. E poi c’è da dire che il film diventa a tutti gli effetti uno spartiacque per la carriera del regista, dal momento che, grazie a “L’ultima risata”, Murnau diventa il celebre nome che conosciamo ancora oggi.

Il portiere del Grand Hotel Atlantic di Berlino viene degradato a custode di gabinetti perché troppo anziano e, di conseguenza, perde il diritto di indossare la sua preziosa uniforme. Questo, però, non gli impedisce di tornare a casa, la sera dalla sua famiglia, continuando a indossare la veste di lavoro. Tutto pur di non turbare lo stato d’animo dei suoi cari, abituati a vederlo in uniforme, e perché fiero di indossarla ed essere ben visto anche dall’intero quartiere. Il fatto di non poterla indossare più ufficialmente perché degradato lo fa disperare, come se il mondo gli fosse caduto addosso. I vicini cominciano a deriderlo e anche la moglie e la figlia, da poco sposata, si vergognano di lui.

Come anticipato, una delle caratteristiche principali de “L’ultima risata” è il fatto di non contenere didascalie, fatta eccezione per due momenti: quello iniziale per l’introduzione del tema e un altro subito prima della sequenza finale.

Ma quello che è un altro elemento da segnalare per il film di Murnau è senza dubbio il fatto che il regista e il direttore della fotografia, Freund, introdussero una vera e propria innovazione con lo scopo di rendere l’azione più dinamica. È grazie a loro, infatti, che fu introdotta per la prima volta una nuova tecnica di ripresa: la Entfesselte Kamera. Nello specifico si tratta dell’utilizzo di una macchina da presa più leggera, fissata su un sostegno mobile, quindi, molto più semplicemente, l’antenato del moderno dolly.

Oltre a queste grandi e importanti novità a livello stilistico e tecnico, ci sono, poi, anche una serie di elementi più strettamente legati alla narrazione che hanno contribuito a rendere il film il grande titolo che è ancora oggi. Per esempio all’interno del film ci sono due oggetti simbolo fondamentali che ricorrono più volte e attorni ai quali ruota l’intera vicenda. Il primo è, senza dubbio, la divisa del protagonista che, oltre a essere un oggetto a lui caro, rappresenta anche uno status symbol che gli permette di essere apprezzato e considerato da chiunque, dai colleghi e dal datore di lavoro, ma anche dai familiari. Un prestigio che, però, non corrisponde al livello sociale perché, pur lavorando in un prestigioso hotel, il protagonista, in realtà, vive in un edificio popolare. Proprio per tutte queste ragioni la scena in cui viene spogliato della sua uniforme, a seguito di un incidente che gli vale il posto, è fra le più drammatiche del film anche perché gli viene quasi strappata a forza.

Se, però, il primo oggetto fondamentale è l’uniforme, il secondo è, invece, la porta girevole dell’hotel, che permette al portiere di fermarcisi davanti e pavoneggiarsi proprio a sottolineare quello status symbol di cui si parlava.

Tornando, invece, a concentrarsi sulla regia e sulla “tecnica” scelta da Murnau, c’è da sottolineare che con “L’ultima risata” si compie un deciso passo in avanti verso quella che è una concezione di regia moderna. Al di là delle carrellate già introdotte da altri autori precedenti, quali Pastrone e Griffith, ne “L’ultima risata” si possono notare innovazioni di una certa portata, come il piano sequenza iniziale con la celebre discesa in ascensore, tanto per citarne uno. Grazie a quella sequenza e alle pareti di vetro dell’ascensore è possibile scorgere l’atrio dell’hotel con gli ospiti. Poi c’è uno stacco di montaggio, e subito dopo la possibilità di osservare, dalla porta girevole all’ingresso, la città e tutto quello che succede nei pressi dell’hotel.

Alla luce di quanto detto è altrettanto importante sottolineare che la macchina da presa nei film di Murnau non è mai fine a se stessa, ma nasconde dei significati, tra questi il fatto, per esempio, di

L'ultima risata Recensione
Una scena tratta dal film L’ultima risata di Friedrich W. Murnau – Recensione / Analisi

rappresentare la mescolanza tra il mondo esteriore e quello interiore dei personaggi, in modo da creare un punto di incontro anche tra oggettività e soggettività. Ma non c’è solo la macchina da presa e non ci sono solo le innovazioni tecniche nel film di Murnau.

Sono tanti gli elementi sui quali l’autore pone la sua attenzione e lavora attentamente in modo da realizzare un prodotto finale all’altezza delle aspettative. Tra questi l’attenzione alle scenografie, l’uso dell’illuminazione, il montaggio, la recitazione. Ed è a proposito anche di quest’ultimo aspetto che “L’ultima risata” sembra quasi non essere un dramma in toto, ma piuttosto un dramma che sconfina nella farsa con un pizzico di grottesco alimentato indirettamente dai volti in primo piano sui quali l’inquadratura si sofferma.

Ci sarebbe, poi, anche molto da dire sul finale, cambiato quasi in corso d’opera per modificare il “messaggio” del film, ma evitiamo “anticipazioni” a quei pochi che ancora non hanno recuperato questo capolavoro del cinema. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (Analisi critica del film L’Ultima Risata di Friedrich W. Murnau a cura di Veronica Ranocchi)

Lascia un Commento