“M, il mostro di Dusseldorf” Recensione. Fin da bambino, Mark Lewis è vittima di bizzari esperimenti da parte del padre, uno scienziato, che vuole studiare e registrare gli effetti della paura sul sistema nervoso.
In una città tedesca la popolazione è terrorizzata da un maniaco che ha adescato e ucciso otto bambine. La polizia è messa sotto pressione dall’opinione pubblica quando il Mostro uccide un’altra bambina, e si impegna a fondo nella ricerca, ma non dispone di nessun indizio. La popolazione cade nel panico, e molti arrivano ad accusarsi a vicenda. I poliziotti organizzano numerose retate nei quartieri frequentati dalla malavita, creando gravi problemi alle associazioni criminali della città. Le maggiori organizzazioni criminali decidono quindi, per ridurre la pressione della polizia nella città, di trovare il “Mostro”, chiamando un capo originario del luogo ma ricercato dalla polizia di molte nazioni, che organizza la ricerca usando anche i mendicanti come spie per le strade. Polizia e criminali giungono quasi contemporaneamente a scoprire l’identità del criminale, ma questi ultimi lo scovano prima, grazie all’aiuto di un mendicante cieco che ne riconosce il fischio, e per seguirlo gli tracciano sulla giacca una M. di gesso (M. è l’iniziale della parola tedesca Mörder, “assassino”). Vistosi scoperto, l’assassino, un certo Hans Beckert, si nasconde in un palazzo di uffici…
Idea Centrale
Il terrore e la rabbia che si diffonde fra la popolazione di una città quando un maniaco minaccia l’incolumità di bambine innocenti.
Recensione
Al suo primo film parlato, Lang (autore della sceneggiatura con la moglie Thea von Harbou) continua a impiegare con maestria le metafore visive e le immagini evocative che avevano fatto grande il muto (celebre la successione della sedia vuota e della scala deserta, che suggerisce per litote l’omicidio della piccola Elsie), e insieme si avvale in modo assai moderno delle risorse del sonoro (l’urlo della madre di Elsie che rimbomba nei luoghi vuoti). A caratterizzare – e incastrare- il mostro, un uomo grigio e anonimo (e perciò tanto più terrificante) è proprio il motivetto che fischia (fu Lang a zufolarlo, visto che Lorre non ne era capace). Temi come quello dell’opposizione tra giustizia privata e giustizia ufficiale continueranno a essere scandagliati nell’opera successiva. Dopo i film su Mabuse, Lang umanizza il mostro, e lo rende vittima nella scena finale del processo (che deve qualcosa all’Opera da tre soldi di Brecht), dove Lorre, muto per quasi tutto il film, raggela e commuove con la sua voce chioccia.
Note e Curiosità
In cassetta esiste una versione doppiata in italiano vergognosamente sforbiciata (96′) che spesso viene anche proposta in tv. E’ comunque reperibile, presso i vari Goethe Ihstitut la versione originale e integrale in copia sottotitolata. Rifatto da Losey col titolo «M». (Dal ” Dizionario dei Film” di Paolo Mereghetti ed. 1998). (La Recensione de “M, il mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang è tratta da “Il Mereghetti – Dizionario dei Film” di Paolo Mereghetti – ed. 2002)
“M, il mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang è disponibile in Streaming
LA SCHEDA DI “M, IL MOSTRO DI DUSSELDORF” (M)
Regista: Fritz Lang – Cast: Peter Lorre, Ellen Widmann, Inge Landgut, Otto Wernicke, Theodor Lo0s, Rudolf Blumner, Franz Stein, Ernst Stahl-Nachbaut, Gustav Grundgens, Georg John, Paul Kemp, Theo Lingen – Fotografia: Fritz Arno Wagner – Sceneggiatura: Fritz Lang, Thea von Harbou – Montaggio: Paul Falkenberg – Genere: Thriller – Anno: 1931 – Paese: Germania – Durata: 1h 54 min. – Distribuzione: Rank Multivision – Data di uscita: 6 giugno 1996 (Germania)
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