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mancino naturale locandina recensione

del piccolo Alessio Perinelli, Allocca sembra aver centrato la scelta di ogni attore: da Katia Ricciarelli come suocera vicentina, al nuovo inquilino Fabrizio, Francesco Colella, allo strozzino, Massimo Ranieri.

Insomma, Mancino naturale è una storia che ha del naturale, soprattutto nella performance recitativa.

Isabella, Claudia Gerini, è vedova, madre di Paolo, dodici anni, che gioca a calcio in una squadra amatoriale. Il suo sinistro è potente tanto quanto l’ossessione della madre a volerlo professionista, con guadagni da capogiro e porre fine alla condizione precaria, quasi misera nella quale vivono. Infatti Isabella è solo una rappresentante di prodotti surgelati per bar e affini. Ha ereditato il posto del marito, morto prematuramente a causa di un infarto. Isabella è una donna sola, afflitta da sensi di colpa ma pronta a ogni sacrificio per il successo di Paolo.

Allocca osa una regia neorealista e, per la trama, il ricordo immediato, è quello di Bellissima di Visconti. Pur vero, invece, che l’intensità di Claudia Gerini, la sua totale immersione nei sentimenti di Isabella, la voce, le urla sgraziate dell’inizio quando, in piedi davanti agli spalti, dietro la rete del campo come fosse dietro un recinto, non può non ricordare la voce di Mamma Roma di Pasolini: una madre del popolo, una madre sofferente. Ed è sempre un unico modello: Anna Magnani. Certamente nulla può avvicinarsi a quel corpo, quel volto che hanno raccontato il dramma italiano degli anni Sessanta, si può solo aleggiare una recitazione simile come fosse un alito di vento. Altrettanto vero, e (Mancino) naturale, però, è lo sguardo della Gerini e senza meno intensità, quello del piccolo Perinelli. Sono infatti il volto teso, il corpo nervino di Isabella, a raccontare in questo nostro tempo, la storia ordinaria di una donna consumata dalla fatica di tentare la sorte, rischiando il tutto per tutto anche a costo di lasciarsi abbindolare da uno squallido manipolatore, piccolo truffatore, l’azzeccatissimo Massimo Ranieri.

Il calcio, come avvenire per Paolo, è il patto di espiazione della colpa che Isabella tenta di scontare. Quel figlio, a malapena desiderato quando era giovane, si chiama così in onore di Paolo Rossi, campione vicentino. È stato suo padre che gli ha dato il nome, che gli ha insegnato a giocare. Un padre mai conosciuto, un marito… Per questo isabella non ha tempo per l’amore, per gli appuntamenti, per le cene spensierate.

Come gli attori anche la colonna sonora è degna di nota perché non risulta mai didascalica piuttosto intensifica il colore delle emozioni che sovrastano i protagonisti così tra tutte riecheggia Guagliuncè di Ivan Granatino.

A vincere sul campo sono Allocca che difende la porta con l’alternanza di primi piani dei protagonisti e campi lunghi per sentirne l’estraneità con la realtà che vivono. Isabella e Paolo, invece, mettono in rete un goal dopo l’altro, con un Mancino naturale: un sinistro, quello di entrambi decisamente più che naturale. (La recensione del film “Mancino Naturale” è di Rita Ricucci)