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Maxxxine Recensione Poster

per mano dell’anziana Pearl. Decisa ad ottenere il successo ad ogni costo, Maxine fa un provino da protagonista per un film horror, The Puritan II, per cui viene effettivamente ingaggiata. Come nel film precedente, il fanatismo religioso dell’America di quel tempo, ora in piena era Reagan, non accenna a placarsi, e Hollywood è vista come la Mecca del peccato e della depravazione. Come se non bastasse, un serial killer soprannominato Night Stalker si aggira per le strade della città uccidendo una serie di donne giudicate moralmente discutibili e a quanto pare Maxine sembra essere finita nel suo mirino. Qual è l’identità dell’assassino e che ne sarà della vita e della carriera di Maxine?  

Ancora una volta, come nel film precedente, Ti West dipinge un’America dal passato oscuro e violento, ribadendo che moralismo e perbenismo sono i veri orrori da cui bisogna guardarsi, sintomi di una società che addita il diverso come una minaccia al benessere dei propri figli, e che facilmente sfociano in un pericoloso fanatismo giudicante ed omicida, che è il vero male di ogni epoca, passata, presente e futura. Narrativamente parlando MaXXXine risulta però il film più debole della trilogia, non che X: A Sexy Horror Story fosse importante per la trama sia ben chiaro, omaggiando anche in questo caso il filone slasher anni ’70, è del 1978 Lo squartatore di Los Angeles, con, anche qui, un’estetica e una fotografia indubbiamente evocative ed affascinanti (rappresentativi i guanti neri dell’assassino tipico alla Dario Argento). Chi sia l’omicida è chiaro fin da subito – le volontà di Ti West sono chiare: non si guarda questa trilogia d’omaggio per rimanere sopresi, ma per recepire dei messaggi sociali – dato che la sua presenza nel film serve unicamente come motore narrativo e per assurgere a status symbol della vera degradazione e depravazione americana, che sfocia nel delirio religioso. C’è da chiedersi tuttavia se i messaggi sociali trattati in X avessero bisogno di un ulteriore reiterazione in questo ultimo film della trilogia, dalle accuse all’America perbenista, all’ossessione della fama a tutti i costi, e se quindi un terzo capitolo fosse davvero necessario. L’estetica, la regia e la bravura degli attori regalano comunque tanta bellezza per gli occhi, e una pellicola del genere decreta comunque un senso di chiusa alla storia di Maxine, con uno svolgimento scorrevole, umoristico e dissacrante che non si può non apprezzare.   (La recensione del film “Maxxxine” è a cura di Tommaso Di Pierro)