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Moonage Daydream Recensione Poster

che raccontasse la vita del Duca Bianco in un modo più tradizionale, mentre l’operazione del regista Brett Morgen è un atto d‘amore nei confronti di Bowie di cui racconta sì la vita non solo artistica ma lo fa in modo da coinvolgere lo spettatore attraverso un racconto emozionale fatto di colori e ovviamente di musica e suoni che tengono incollati alla poltrona per quasi due ore e mezza.
Non era facile trovare una chiave originale per raccontare un uomo, un artista a tutto tondo come Bowie, musicista e uomo di spettacolo originalissimo, pittore, scultore, attore e film maker, di cui sono stati scritti decine di libri, visti tanti documentari di altri registi senza cadere nel già visto e nella banalità.
Morgen ne aveva parlato con Bowie nel 2007, ma i tempi non erano maturi. Dopo la morte dell’artista ha potuto consultare gli archivi, visionare migliaia di filmati e dopo anni ha potuto realizzare quest’opera che va molto oltre il documentario. Un montaggio sapiente d’immagini i cui colori cambiano man mano che cambia l’artista stesso, la cui irrequietezza creativa ha attraversato i generi della rock music, dal classico al progressive, all’elettronica e ritorno. E viene fuori in modo netto l’uomo che sta dietro l’artista con la sua sfrontatezza e la sua fragilità, le sue gioie e i suoi dolori, fra cui la perdita del fratellastro che gli ha cambiato la vita facendogli leggere On The Road di Kerouac e ascoltare il sassofono di John Coltrane, il difficile rapporto con la madre, la sua bisessualità, i suoi amori. Un caleidoscopio di immagini e colori, di suoni e di musica, le canzoni più famose rimixate, il tutto da vedere in un cinema dotato di un buon impianto sonoro dove in due ore e mezza si assiste a un concerto durato cinquant’anni. (La recensione del film “Moonage Daydream” è di Claudio Montatori)