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Plan 75 Recensione Poster

partire dai settantacinque anni di età. Quando la vedova Michi prende la decisione di aderire al piano, la sua storia inizia a intrecciarsi con quella di altri personaggi, anch’essi legati, in un ruolo o in un altro, al piano di Fine vita. Dopo il lungometraggio corale Ten Years Japan (2018), in cui ogni regista immaginava come sarebbe stato il Giappone tra dieci anni, la regista Chie Hayakawa guarda nuovamente al futuro e allo stesso tempo al presente, esaminando una delle più grandi problematiche del Giappone moderno: quello di essere il paese con la più alta percentuale di anziani al mondo. La regista non burocratizza l’accaduto e non sceglie di fare fantascienza come Richard Matheson nel racconto L’esame (1954), ma di trattare l’argomento dell’eutanasia con una narrazione elegiaca e delicata, quasi sospesa nel tempo, ma che guarda con lucido realismo alle realtà di molti paesi del mondo dove l’invecchiamento è un problema pressante. In questo film agli anziani non tocca quindi la parte di meri numeri, ma di vite importanti, come qualunque vita del resto, da preservare e custodire, in un mondo in cui ognuno è capace di scegliere per sé stesso cosa è meglio, che si tratti di vivere o morire. Dunque un film che sfida il problema etico dell’eutanasia e che spalanca la finestra di Overton? Sicuramente il “Plan 75” potrebbe apparire come una soluzione estrema al problema della vecchiaia nel mondo, ma siamo davvero così lontani dal realizzarlo nelle nostre società odierne? Sarebbe comunque riduttivo pensarlo solo come un film sul Fine vita e non considerarlo anche come una profonda riflessione sulla vita e sui legami costruiti in questo mondo; un mondo in cui non abbiamo scelto di nascere, ma in cui possiamo scegliere come morire. La scelta spetta solamente a noi. (La recensione del film “Plan 75” è di Tommaso Di Pierro)