Prigione 77 Recensione. La recensione del film “Prigione 77” di Rita Ricucci. Torna nelle sale Alberto Rodriguez con il suo ultimo film Prigione 77. A un passo da La isla minima, 2014, e L’uomo dai mille volti, 2016, Rodriguez affronta un
film drammatico intriso di politica e sangue. Dopo qualche anno dalla morte di Franco, la Spagna è ancora tormentata da una legge discriminatoria di cui il governo franchista si è macchiato. Prigione 77 riprende la cronaca di quegli anni nei quali si è combattuta la lotta per i diritti dei detenuti e le loro condizioni disumane nel carcere. Siamo a Barcellona, nel 1976, 3 mesi dopo la morte di Franco. Manuel viene arrestato e condannato per un crimine che non ha commesso. È giovane e piuttosto benestante, infatti il suo completo viene subito preso di mira, prima dalle guardie poi dai detenuti, Manuel sarà letteralmente spogliato del suo abito allo stesso modo del suo diritto di un processo a breve termine. È solo. La sua ragazza non si presenta e al suo posto viene a fargli visita la sorella Lucia, Catalina Sopelana, neo studentessa, segretamente innamorata di lui. “Ciò che Franco non vuole in strada è qui”: così è accolto da El Negro, Jesús Carrozza, il compagno di cella. Omosessuali, contestatori del governo, rapinatori e scippatori, questi gli altri inquilini del carcere. La macchina da presa di Rodriguez ci guida all’interno delle mura, dal campo dove si tiene l’ora d’aria, alle singole celle, attraverso gli occhi di Manuel, un intensissimo Miguel Herrán che si ricorda per essere stato Rio in La casa di carta di Alex Pina, acclamatissima serie distribuita su Netflix, ma senza poterlo dimenticare per il Premio Goya 2016 come miglior attore rivelazione in A cambio de nada di Guzman, del 2016. I primi piani sul suo sguardo raccontano lo smarrimento allibito di fronte alle palesi ingiustizie commesse dalle guardie e la loro corruzione. “Amnistia e libertà”, è il motto al quale si affilia, nonostante le prime contrarietà. Da quel momento, Rodriguez cambia la fotografia e la profondità dei campi lunghi raccontano tutto il popolo detenuto, le ritorsioni in cambio di cibo e birra, i tradimenti dai più corrotti, fino agli omicidi a piede libero. Prigione 77 è la lotta intestina per la giustizia e i diritti umani, garanzie primarie della democrazia mentre il Paese resta “per i figli dei suoi padroni”. Prigione 77 è un film collettivo che include anche il pubblico al di qua dello schermo. Alberto Rodriguez non è nuovo a questi temi, La Isla Minima ha raccontato l’omertà, l’inquietudine sommessa di una cittadina costretta a tacere; e resta incline nella passione per i corpi come in After, nella loro capacità di narrazione. La cronaca dei fatti realmente accaduti si mostra alla fine con le immagini di repertorio mentre fin dall’inizio, il cinema fa da padrone, citando esplicitamente sé stesso: primo fra tutti Fuga da Alcatraz di Siegel, del 1979. Perché di fuga si tratta: Prigione 77 è il tentativo di tutti di fuggire la prepotenza di una politica che non ha a cuore il destino di ogni uomo con la stessa fiducia di José Pino, l’ultimo compagno di cella di Manuel, il bravissimo Javier Gutiérrez: “Cambierà. Perché è giusto così”. (La recensione del film “Prigione 77” è di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DEL FILM “PRISON 77” (Modelo 77)
Regista: Alberto Rodríguez – Cast: Miguel Herrán, Javier Gutiérrez, Jesús Carroza, Catalina Sopelana, Fernando Tejero, Xavi Sáez, Víctor Castilla, Alfonso Lara, Iñigo de la Iglesia, Iñigo Aranburu, Javier Lago, Javier Beltrán, Aimar Vega, Julián Valcárcel – Genere: Thriller – Anno: 2022 – Paese: Spagna – Scenaggiatura: Rafael Cobos, Alberto Rodríguez – Fotografia: Alex Catalán – Durata: 2h 5 min – Distribuzione: Movies Inspired – Data di uscita: n.d. – Il sito ufficiale del film “Prigione 77”
Trama: Prigione 77, film diretto da Alberto Rodríguez, è ambientato nella Spagna del 1977 e racconta la storia di Manuel (Miguel Herrán), un ragazzo che lavora come contabile, condannato a vent’anni di carcere per aver intascato una cifra pari a 1200 euro. Insieme al suo compagno di cella Pino (Javier Gutiérrez), il giovane riuscirà a mettersi a capo di un movimento comune a tutte le prigioni, che combatte per la libertà. Quest’unione avrà un forte impatto non solo sul diritto penitenziario, ma sull’intera società.
All’interno vi sono persone incarcerate a causa del loro orientamento sessuale, del loro credo politico, del loro status economico o professionale. Scontano tutti pene esagerate e vivono in condizioni al limite…
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