Saint Omer Recensione. La recensione del film “Saint Omer” di Tommaso Di Pierro. Spesso la gente comune, i profani, ha fame di emozioni forti, di casi di cronaca elettrizzanti di cui discutere davanti ad un caffè, per commentare -mai per rimediare- il male che c’è nel mondo.
Tuttavia, messi di fronte ad una vicenda come quella narrata nel primo lungometraggio di Alice Diop, Saint Omer, sparisce ogni commento e un silenzio nudo riempie la sala, come l’aula di un tribunale. La giovane scrittrice Rama, incinta di quattro mesi, assiste al processo dell’immigrata senegalese Laurence Coly con l’intento di scrivere un libro sull’orribile delitto da lei commesso: l’omicidio della propria figlia di quindici mesi. Trattasi di una Medea odierna o di una vittima consapevole del cosiddetto “stato delle coseˮ? Verrebbe da dire “la parola ai giuratiˮ, ma la parola, questa volta, va allo spettatore. Siamo di fronte ad un realismo sconcertante, al grande mistero umano celato dietro un’azione delittuosa, dove l’umano sembra scomparire di fronte a un crimine così atroce, per intraprendere invece la forma di un tragitto impervio che porta alla scoperta della psiche di una donna: nera, immigrata, colta, perfettamente cosciente, o forse no?, di quanto commesso. No, questo non è un processo narrato in un film americano, con obiezioni, glamour e lacrime, questo è il processo più duro che si sia mai visto, per i personaggi coinvolti e per chi è al di fuori della realtà narrativa, dove verità scomode vengono a galla e si è costretti a confrontarsi con sé stessi e a mettersi in discussione. La regia in questo non lascia scampo, con piani sequenza fissi, anche di venticinque minuti, che obbligano al confronto, all’immedesimazione, alla commozione più ardua, più profonda, perché sincera. Questo è il film che davvero lascia senza parole, davvero rende smarrito anche l’animo più diffidente e che ambisce ad una denuncia efficace, e innegabilmente dichiarata, dell’invisibilità delle immigrate africane, -oppresse dal pregiudizio e dalla diffidenza comune, da quei profani che puntano il dito e che non conoscono tutta la storia- dell’invisibilità di certe madri, presenti e future, lascia a sé stesse, in balia di un Occidente incapace di apprendere. La sociologia del cinema rivive nelle mani di Alice Diop, nella speranza che il messaggio universale che ha voluto trasmettere con questo film non passi inosservato, ma diventi argomento di discussione e il principio di una riforma. (La recensione del film “Saint Omer” è di Tommaso Di Pierro)
LA SCHEDA DEL FILM “SAINT OMER” (Saint Omer)
Regista: Alice Diop – Cast: Kayije Kagame, Guslagie Malanga, Valérie Dréville, Aurélia Petit, Xavier Maly, Salih Sigirci, Salimata Kamate, Thomas De Pourquery, Fatih Sahin, Robert Cantarella, Atillahan Karagedik – Genere: Drammatico – Anno: 2022 – Paese: Francia – Scenaggiatura: Alice Diop, Marie N’Diaye – Fotografia: Claire Mathon – Durata: 2h 2 min – Distribuzione: Medusa Film per Minerva Pictures – Data di uscita: 8 Dicembre 2022 – Il sito ufficiale del film “Saint Omer”
Trama: Saint Omer, il film diretto da Alice Diop, racconta la storia di Rama (Kayije Kagame), una giovane scrittrice che assiste al processo di Laurence Coly (Guslagie Malanga), accusata di omicidio, nel tribunale di Saint-Omer. L’imputata è incolpata dell’assassinio di sua figlia di soli quindici mesi, abbandonata su una spiaggia nel nord della Francia durante un’altaa marea. Rama è intenzionata a prendere spunto dalla storia per scrivere un adattamento moderno del mito di Medea, ma ascoltando le parole di Laurence e dei testimoni, le sue certezze comincino a vacillare…
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