Il primo vero film di Sam Peckinpah, dopo la sua prima opera “La morte cavalca a Rio Bravo” è un western ambientato alla fine del 1800, dal titolo “Sfida nell’Alta Sierra”. Nella California dell’epoca l’ex sceriffo Steve Judd (Joel McCrea) assolda il vecchio amico Gil
Westrum (Randolph Scott) per un’ultima impresa insieme. I due, un tempo grandi amici, sono adesso anziani e con pochi soldi. L’impresa consiste nel recarsi insieme, per conto della banca, in un villaggio di minatori in mezzo alle montagne e portare l’oro dei cercatori alla banca. Gil accetta e si fa accompagnare dal giovane Heck Longtree (Ron Starr) in un’impresa che in realtà consiste nel rubare l’oro recuperato e non portarlo alla banca. Durante il viaggio di andata i due si imbattono nella fattoria di una ragazza, Elsa (Mariette Hartley), in contrasto con il padre Joshua che non le lascia la libertà che lei, invece, vorrebbe. Per questo la giovane decide di fuggire e aggregarsi al gruppo per raggiungere il villaggio dei cercatori e sposare il fidanzato minatore (James Drury). Ma quest’ultimo si rivela tutt’altro che un buon uomo come la povera ragazza credeva: è un bruto con dei fratelli altrettanto tremendi. Nonostante questo, Elsa lo sposa, ma la sera in cui viene ufficializzata la loro unione, la giovane viene quasi violentata dai fratelli del marito. Steve e Gil allora, dopo aver recuperato l’oro senza troppi problemi, vedendo quello che la ragazza subisce decidono di salvarla e portarla via con loro, ma devono fare i conti con i cinque fratelli dello sposo che non accettano la dipartita di Elsa e scattano all’inseguimento del gruppetto. Durante l’inseguimento Steve deve anche fronteggiare il fatto che Gil e Heck hanno intenzione di fuggire con l’oro. Accorgendosene in tempo riesce a disarmarli e farli desistere, anche se ha bisogno, poi, del loro aiuto per contrastare i fratelli che, con questo “diverbio” li hanno raggiunti. Nello scontro tra Steve, Gil e Heck contro i fratelli questi ultimi hanno la peggio, con la morte di due e i con la “fuga” dei tre restanti che decidono di desistere dal riportare Elsa dal neo-marito. Una volta andati via, Steve vorrebbe riportare la ragazza a casa, ma, una volta arrivati, trovano i tre fratelli che hanno ucciso il padre della giovane. A questo punto Steve e Gill si trovano costretti a sfidare nuovamente i fratelli, riuscendo nell’impresa di ucciderli tutti e tre. Pagano, però, anche loro con la vita lo scontro. O meglio, solo Steve che rimane ferito a morte. Prima che muoia, però, riesce a ottenere da Gil la promessa che quest’ultimo porterà a termine la missione al suo posto. Sono in tanti a considerare “Sfida nell’Alta Sierra” un western “nuovo”, o meglio un film che, pur appartenendo al genere, ha degli elementi che lo rendono diverso da tutti i titoli che lo hanno preceduto. Alcuni parlano di rinnovamento. Sicuramente c’è da considerare l’introduzione in quello che, fino a quel momento, era stato il genere western tradizionale, con elementi ricorrenti, quali viaggio e corsa all’oro, di elementi di maggiore realismo. Al di là dei cenni all’erotismo e alla mancanza di eroismo nella rappresentazione della morte, è indubbia la presenza di una nuova connotazione dell’amicizia. Quello che da sempre era stato uno degli elementi fondanti del genere, il classico topos dell’amicizia virile, viene messo a dura prova in questo film perché trattato come se si fosse in presenza di due autentici esseri umani. I due protagonisti devono fare i conti con l’ambiguità dell’animo umano e con le tentazioni che esso porta con sé. E a far riflettere ancora più, sottolineando questa dicotomia insita nell’uomo, c’è il fatto che i due sono interpretati da due icone di quello che è (ed era) il western classico. Ma sono due interpreti quasi al tramonto della propria carriera: Joel McCrea e Randolph Scott. Un western, quello mostrato da “Sfida nell’Alta Sierra” che si potrebbe quasi definire di transizione, dal momento che ha iniziato a portare al termine un genere che aveva fatto la storia (e, per certi versi, la fortuna) del cinema in quel momento, consacrando tematiche, interpreti e autori.
Tornando ad analizzare il film, dal punto di vista tematico non si può, collegandosi anche a quanto affermato riguardo il rapporto tra i due protagonisti, non parlare di tradimento. C’è il tradimento dei due amici, ma anche quello tra la giovane Elsa e il padre che le impone delle regole fin troppo rigide e che la costringe a fuggire (a tradire, quindi, la sua fiducia). Un tema, quello del tradimento, maturato sulla base della vita stessa del regista perché una delle qualità di Sam Peckinpah è proprio quella di riuscire a inserire, più o meno direttamente, spaccati della propria vita all’interno delle sue opere. Ma un’altra caratteristica di questo film che, come detto, rompe gli schemi con la tradizione del genere western, è che non è necessario essere appassionati dei film con cavalli, deserti, piccoli villaggi più o meno abbandonati e rapine o furti. Quella che viene raccontato in “Sfida nell’Alta Sierra” è una tragedia umana, un’analisi dell’animo umano che va ben oltre il “semplice” furto dell’oro e lo scontro tra i protagonisti e i nemici. Poi ci sarebbe da fare una riflessione anche sulla genesi del film e sul modo in cui esso è stato pensato e portato in scena, tra richieste e suggerimenti tra Peckinpah e la produzione. Quest’ultima abituata a girare questo tipo di film come i precedenti, mentre il regista molto più innovatore, anche per piccoli dettagli, e all’apparenza insignificanti elementi. Novità che, però, poco alla volta, è riuscito a portare sullo schermo e a diffondere e far conoscere sia ai più affezionati sia agli intenditori e a “quelli del mestiere”. Un inizio di cambiamento che ha le sue radici già in questo film e che è stato preso in esame e a esempio da molti autori successivi. “Sfida nell’Alta Sierra” è quindi un film western classico, ma al tempo stesso innovatore. Mantenendo elementi tipici del genere, porta avanti anche dei cambiamenti, non solo strutturali, ma anche tematici. Un collegamento tra quello che, fino a quel momento, era stato il genere western e quello che diventerà da quel momento, dopo essere stato afferrato da grandi maestri che continueranno a sviscerarlo e analizzarlo. Un film che, solo negli anni successivi, è stato rivalutato e apprezzato come avrebbe meritato fin dal suo esordio sul grande schermo. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.
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