La recensione del film Sons a cura di Rita Ricucci. Sons, nelle sale dal 27 marzo, è il secondo film del regista danese Gustav Mӧller, produzione danese-svedese del 2024, distribuito da Movies Inspired. Dopo il thriller a sfondo psicologico The Guilty del 2018, suo film d’esordio, torna sullo schermo con una storia drammatica che mette in luce il conflitto tra l’istintività umana e la morale.
Eva, Sidse Babett Knudsen, è un agente carcerario molto incline a un rapporto filiale-materno con i giovani detenuti del carcere dove lavora. Il saluto mattutino, alla distribuzione delle colazioni, è sempre segnato da un sorriso e da uno sguardo compassionevole fino a quando, entra Mikkel, un giovane aggressivo e rissoso, Sebastian Bull.
Dopo qualche minuto, riconosce nel ragazzo l’assassino di suo figlio Simon: detenuti nello stesso carcere minorile, scoppiata una rissa, è stato Mikkel ad accoltellare a morte Simon.
In poche ore, fa capolino il tormento imperante di Eva per aver abbandonato il figlio molto presto, il rimorso di non essere stata una madre per il figlio che aveva partorito. Se dapprima, il suo dimenarsi con una maternità sconfitta dentro di sé l’ha spinta a fare piccoli favoritismi nei confronti dei giovani detenuti, appagando la sua frustrazione, ora, nello sguardo di Mikkel, in Eva emerge la sua rabbia repressa e l’istinto di una leonessa a cui hanno sottratto il cucciolo.
Gustav Mӧller si conferma cineasta dallo sguardo clinico sulla violenza e su ciò che essa muove all’interno dei suoi protagonisti. La durata del film stesso sembra riecheggiare il tempo e lo spazio dello sviluppo sensoriale del disagio e della instabilità emotiva dela protagonista.
Celle blindate dall’acciaio, corridoi asettici, rendono glaciale l’atmosfera nella quale si muovono Eva e Mikkel. Anche il “fuori cella” è spoglio, ristretto e, nonostante frammenti di cielo, sfiora la claustrofobia. Altrettanto opprimente è il rapporto che si instaura tra vittima e carnefice e viceversa: da carnefice del figlio della madre, Mikkel diventa la vittima delle violenze fisiche e psicologiche di Eva; da vittima dell’omicidio del figlio, Eva diventa la torturatrice spietata del colpevole.
Nondimeno, il quadro si ribalta quando Mikkel afferra l’antifona del comportamento della donna che, dunque, rimane vittima, ancora una volta, della manipolazione psicologica di cui lui è capace, assomigliando sempre di più a uno stratega, perché pur senza muovere un dito contro Eva, Mikkel infierisce con minacce e subdoli inganni per ottenere quello che vuole.
Sons è il corrispettivo misurato, ponderato, studiato a pennello con un’analisi profonda, dell’effetto The Guilty, quando non si può fare a meno di provare compassione per il protagonista, vittima-carnefice. Il cineasta danese con Sons mette a tiro un film riuscito, nel genere prison movies e, al tempo stesso restituisce un film che illumina il dilemma etico tra l’istinto animale dell’uomo e la sua umana umanità.
Così, come Eva, una leonessa inquieta, tenta di vendicare quel figlio da lei stessa sbranato, abbandonato, così Mikkel, come un leone, si perde nella sua presuntuosa autorità animalesca diventando un leader in mezzo al deserto del branco. Soli entrambi, per questo uniti. (La recensione del film Sons è a cura di Rita Ricucci)

LA SCHEDA DEL FILM SONS (t.o. Vogter)
Regista: Gustav Möller – Cast: Dar Salim, Sidse Babett Knudsen, Jacob Lohmann, Sebastian Bull, Marina Bouras, Olaf Johannessen, Thomas Voss, Ida Cæcilie Rasmussen, Siir Tilif, Frantz Dupuis, Rami Zayat – Genere: Drammatico, Thriller – Anno: 2024 – Paese: Danimarca, Svezia – Sceneggiatura: Gustav Möller, Emil Nygaard Albertsen – Fotografia: Jasper J. Spanning – Durata: 1 h 40 min – Distribuzione: Movies Inspired – Data di uscita: 27 Marzo 2025 – Il sito ufficiale del film Sons di Gustav Möller
Trama: Sons, film diretto da Gustav Möller, racconta la storia della guardia carceraria Eva (Sidse Babett Knudsen), la cui professionalità viene messa in discussione dalla giustizia, nel momento in cui l’assassino di suo figlio viene rinchiuso nella prigione dove lei lavora. La donna chiede di essere trasferita nel reparto dove è detenuto l’omicida, senza rivelare, però, il legame che ha con carcerato. Il desiderio di vendetta di Eva cresce sempre più, fino a mettere in gioco la sua morale e anche il suo stesso futuro…
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