La recensione del film “Sorry We Missed You” a cura di Mirko Nottoli. A tutti quelli che in Italia non c’è lavoro, che in Italia non c’è futuro, a tutti quelli che in Italia il lavoro è precario, gli stipendi sono i più bassi d’Europa, la classe politica è corrotta e la sinistra non difende più i lavoratori, a tutti quelli che altrove si sta meglio, che vogliono (a chiacchiere) fuggire all’estero, che in Germania un operaio guadagna il doppio, che in Francia un insegnante ha più ferie, che a Londra dopo due ore che sei lì hai già trovato un impiego (come lavapiatti, roba che qua non farebbero neanche sotto tortura), a tutti quelli che vivono di falsi miti e leggende metropolitane consigliamo di vedere i film di Ken Loach.
Anche a quelli che fino a 15 anni fa decantavano gli innumerevoli vantaggi del lavoro a tempo determinato, quelli che cercavano di convincerci (in molti casi ci sono riusciti) che il mercato stava cambiando e che il posto fisso era ormai divenuto un ideale anacronistico e tutto sommato sovrastimato, che il precariato doveva essere considerato come un’opportunità, un moltiplicatore di esperienze, perchè un giorno sei qua ed un altro là, lavoratore atipico vero interprete di una società fluida in cui il lavoro ce lo si può anche inventare, vuoi mettere con il lavoro dei nostri genitori, tutta una vita nello stesso posto, sai che noia (oggi nessuno si azzarda più a dirle certe cose)! Anche a questi pseudo sociologi, pseudo esperti e analisti da 4 soldi consigliamo di vedere i film di Ken Loach. Uno qualsiasi ma in particolare consigliamo questo suo ultimo Sorry, we missed you.
Ambientato a Newcastle, l’obiettivo dell’ 84enne regista britannico si ferma stavolta a inquadrare il mondo dei corrieri espresso, dimostrando come sempre (insieme al suo storico sceneggiatore Paul Laverty) di possedere una sensibilità e una conoscenza delle diverse realtà in cui vivono i ceti sociali più poveri e disagiati della popolazione, davvero lodevoli.
Il mito del franchise, la chimera del lavoro autonomo, etichette scientemente mendaci che consentono solo maggior sfruttamento del lavoratore e totale assenza di garanzie nei confronti del medesimo.
Più equilibrato e meno didascalico rispetto ad altri lavori – pensiamo per esempio a Io, Daniel Blake – Sorry, we missed you (dal biglietto che i corrieri lasciano quando non trovano nessuno a casa) è un dramma pensato come ad un atto unico, compatto, lineare, teso, summa di tutta la produzione recente del cineasta, in cui la tragedia del protagonista (l’attore semiprofessionista Kris Hitchen la cui storia personale riverbera con la vicenda narrata) assume i contorni di una discesa verso il baratro che travolge sé e l’intera sua famiglia, una china progressiva e inarrestabile, sempre più rapida e fuori controllo, alla fine della quale, toccato il fondo, si può forse intravedere una svolta che prelude ad un cambiamento ma non certo una soluzione.
Perchè una soluzione non c’è, ci dice Loach da più di 40 anni, almeno fino a quando non si torni a riconsiderare la dignità della persona, l’umanità, l’equità, il rispetto verso l’altro come condizioni preliminari che devono stare alla base di qualsiasi rapporto professionale. (La recensione del film “Sorry We Missed You” è a cura di Mirko Nottoli)
Il Film “Sorry we missed you” di Ken Loach è disponibile in Streaming su
LA SCHEDA DEL FILM “SORRY WE MISSED YOU” (Sorry we missed you)
Regista: Ken Loach – Cast: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor – Genere: Drammatico – Anno: 2019 – Paese: Gran Bretagna, Francia, Belgio – Scenaggiatura: Paul Laverty – Fotografia: Robbie Ryan – Durata: 1 h 40 min – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 2 gennaio 2020 – Il sito ufficiale del film “Sorry we missed you” di Ken Loach
Trama: Sorry We Missed You, film diretto da Ken Loach, è la storia di Ricky (Kris Hitchen) e Abby Turner (Debbie Honeywood), che, dopo il crollo finanziario del 2008, lottano contro la precarietà degli ultimi anni in quel di Newcastle, cercando di non far mancare nulla ai loro bambini. Proprio la loro disastrosa condizione lavorativa – lei badante a domicilio, lui fattorino mal pagato – e conseguentemente finanziaria li mette di fronte a una dura realtà: non diventeranno mai indipendenti e non avranno mai una casa di loro proprietà, se continueranno ad agire così. Ma un’allettante opportunità irrompe improvvisamente nella loro vita, quando Abby vende la propria auto per permettere a Ricky di acquistare un furgone. Con il nuovo mezzo l’uomo inizia a fare consegne per conto proprio, purtroppo sorgeranno nuovi problemi che metteranno gravemente a rischio l’unità, finora così solida, dei Turner…
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