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The King’s Man Le Origini Recensione e Locandina

 The Secret Service, scritta da Mark Millar e illustrata da Dave Gibbons. Questo terzo episodio del franchise alza ulteriormente l’asticella di coraggio e intraprendenza e porta gli spettatori durante il periodo della Prima Guerra Mondiale. Divertendosi tantissimo a rileggere gli eventi storici, Matthew Vaughn porta in scena una sorta di Spectre ante litteram, organizzazione che accoglie i personaggi più in vista degli anni Dieci del Novecento: e, così, a guidare un gruppo eterogeneo composto da un Rasputin dedito alla lotta acrobatica, da Mata Hari e persino da Lenin è nientemeno che un misterioso scozzese dal cranio rasato la cui identità sarà svelata soltanto alla fine del film. A fare da contraltare a questa organizzazione la cui finalità è gettare il mondo nel caos e sull’orlo del baratro in modo tale da poter scatenare la Prima Guerra Mondiale è proprio l’uomo di Re Giorgio VI, un nobiluomo inglese che serve il suo Paese collaborando con una folta rete di spie internazionali. Inutile girarci intorno, The King’s Man è una bomba a orologeria da vedere assolutamente in sala! Questo saliscendi emotivo in grado di divertire e intrattenere lo spettatore come pochi altri film arrivati in sala quest’anno si presta perfettamente alla visione su grande schermo, dotato com’è di una progressione drammaturgica degna di una scanzonata cavalcata. Dopo due episodi cinematografici, tutte le briglie sono state sciolte e il nuovo titolo diretto da Matthew Vaughn affonda nell’assurdo, trattandolo comunque con estrema serietà. Da questa modalità di costruzione narrativa e stilistica nasce l’ironia del film. Si tratta di un paradosso che consente di accostare serietà e fede nell’assurdo: accanto a personaggi ed eventi storici realmente esistiti è schiero un pantheon di caratteri di finzione che ascoltano e influenzano le conversazioni tra potenti. Questa fantastoria parodistica rappresenta le ossessioni del nostro tempo – la paranoia e le teorie del complotto – senza costruire chissà che profonda riflessione ma limitandosi a fare ciò che il grande cinema dovrebbe perseguire: costruire emozioni e intrattenimento di alta qualità. (La recensione del film “The King’s Man – Le Origini” è di Matteo Marescalco)