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The Woman King Recensione Poster

agguerritissime amazzoni devote e invincibili soldatesse pronte a tutto per difendere il regno. A guidarle è la Generale Nanisca che tenta di convincere il giovane monarca ad abbandonare il commercio degli schiavi. Intanto una giovane donna che ha rifiutato un matrimonio imposto dal padre si aggiunge alla schiera delle amazzoni e dopo un duro addestramento saprà mostrare le sue qualità di guerriera.  L’incipit del film è davvero promettente, la coreografia della battaglia è impeccabile ed evidenzia le capacità della regista Gina Prince-Bythewood nel trattare le scene di azione. Tutto il film si regge sul buon livello della regia appunto, ma anche della fotografia e delle attrici. Gli episodi raccontati sono frutto di fantasia ma il contesto storico è reale. Il regno del Dahomey, che oggi si identifica nel territorio del Benin, nell’Africa occidentale, è realmente esistito, così come le amazzoni protagoniste del film e il loro re Ghezo. Effettivamente era in guerra con l’impero Oyo (Nigeria) e realmete era al centro del commercio degli schiavi. La regista volge al femminile il collaudato stile di tanti film d’azione (ci sono echi de “Il Gladiatore”, di “Brave Heart” e altri film di successo), e forse questo è il limite del film, nell’aver raccontato una storia già vista al maschile inserendo elementi da soap opera senza approfondire i temi che la realtà storica suggeriva. Valeva la pena ad esempio di approfondire il tema della tratta degli schiavi più che soffermarsi sulle gesta eroiche delle Agojie, alle quali si è guardato come a delle donne emancipate, una sorta di protofemministe, mentre in realtà erano asservite al loro re e contribuivano a rafforzare una società fortemente patriarcale. Vale la pena di citare a questo proposito ciò che una di queste guerriere nel 1850, durante una parata militare, disse con orgoglio prendendo la parola in rappresentanza delle 2000 guerriere presenti: “Come il fabbro prende la barra di ferro e col fuoco ne cambia forma, così noi abbiamo mutato la nostra natura. Non siamo più donne, siamo uomini.” (La recensione del film “The Woman King” è di Claudio Montatori)