Applausi a Venezia 80 per Matteo Garrone che ha presentato “Io Capitano”, quinto film italiano in Concorso. Il regista racconta l’Odissea contemporanea di due ragazzi senegalesi che partono con il sogno dell’Europa e una vita migliore, affrontando un lungo viaggio dall’Africa attraverso il deserto, i centri di
detenzione in Libia e i pericoli del mare. “Volevo mostrare tutta la parte del viaggio dei migranti che di solito non si conosce, cambiare l’angolazione, una sorta di controcampo, puntata dall’Africa verso l’Europa e raccontare in soggettiva l’esperienza di questi giovani con tutti i vari stati d’animo”, racconta Garrone.
Come un controcampo. Matteo Garrone ha spiegato: “L’idea di partenza era raccontare una sorta di controcampo rispetto a quello che vediamo da decenni: barconi che arrivano nel Mediterraneo, a volte li salvano, altre no, c’è la conta dei morti, si parla di queste persone come numeri e si perde di vista quello che c’è dietro, le persone con i loro sogni e desideri”. Il film interpretato da due giovanissimi, Seydou Sarr e Moustapha Fall, racconta di quando lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. “Volevo mettere la telecamera dall’altra parte, dall’Africa verso l’Europa e raccontare il loro punto di vista, cercare di dare forma visiva a quella parte di viaggio che spesso non si conosce o non si racconta. Il loro è un viaggio epico e un racconto di formazione allo stesso tempo, ho cercato di raccontare anche i loro stati d`animo, dall’euforia quando credono di essere a un passo dalla meta, ai momenti di disperazione”.
Migrazione giovanile. Garrone affronta una delle tante forme di migrazione di oggi: “Quella legata ai giovani, di cui si parla poco; il 70% degli africani sono giovani e tra loro c’è chi è disposto a rischiare la vita per cercare un mondo migliore, scappando spesso da una povertà anche dignitosa ma per coronare un sogno, come una professione. Questo per me è un tema che mette in luce una profonda ingiustizia: molti ragazzi africani si chiedono perché dei loro coetanei possono andare nei loro paesi liberamente, spesso parlando la loro lingua, e loro non possono fare ugualmente in Europa”. La sceneggiatura è partita da un grande lavoro di documentazione ha spiegato il regista: “Abbiamo potuto lavorare con dei ragazzi che hanno vissuto realmente quell’esperienza di viaggio, siamo rimasti fedeli il più possibile ai loro racconti”.
Come Pinocchio. E a Venezia, oltre agli interpreti Seydou Sarr, e Moustapha Fall, c’era anche Mamadou Kouassi che ha collaborato alla scrittura, avendo vissuto vent’anni fa personalmente con suo cugino quel viaggio, i pericoli e la detenzione. Garrone ha anche detto che la storia di questi due ragazzi che partono per inseguire un sogno pur sapendo dei pericoli che li aspettano, gli ha ricordato un po’ il candore di “Pinocchio”, suo ultimo film.” Il film si muove anche su un piano fantastico che mi rimanda a Pinocchio, ho trovato tantissime assonanze come tematiche anche nel racconto. Collodi si muove dal racconto di un burattino puro e ingenuo che tradendo il padre va nel paese dei balocchi e si trova in un mondo estremamente violento. Anche qui partono sapendo i pericoli ma con ingenuità e purezza”. (dal tgcom24)
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