Al Venezia 80 è arrivato, sempre più minuto e in camicia celeste, che al Lido porta il suo nuovo “Coup de Chance”, fuori concorso. Il film, il cinquantesimo della sua carriera, tutto girato in francese e ambientato a Parigi, racconta un po’ come aveva già fatto in “Match point” l’importanza del caso nella vita. Il cineasta
americano è stato accolto da un lungo e caloroso applauso in conferenza.
“Sono un uomo fortunato”. “Sono sempre stato molto fortunato nella vita. Ho avuto genitori che mi amavano, moglie e figli e, a quasi 88 anni, non sono mai stato un giorno in ospedale. Anche come regista poi mi è andata bene e spero che per me questa fortuna continui”, così commenta Allen il suo “Coup de Chance”. Sulla sua fascinazione per la morte che condivide con Ingmar Bergman dice solo: “Non c’è nulla che si possa fare contro di lei, è davvero una brutta cosa che esiste. Possiamo solo non pensarci, distrarci”.
Il nuovo film. In questo suo cinquantesimo film, un romantic-thriller girato in francese ci troviamo a Parigi dove la bella Fanny (Lou de Laâge) è felicemente sposata con Jean (Melvil Poupaud), un ricco imprenditore dal misterioso lavoro. Quando però la donna, che lavora in una galleria d’arte, incontra casualmente il vecchio compagno di scuola Alain (Niels Schneider) che la riporta a quegli anni in cui lei era più autentica e meno borghese, inizia con lui una storia d’amore burrascosa e dagli sviluppi imprevedibili. A chi ricorda al regista di “Provaci ancora Sam” che omicidio, adulterio e trionfo del caso sono anche i temi di un classico come “Le regole del gioco” di Renoir, Allen replica: “Non ci avevo pensato, ma in realtà tutti questi temi fanno parte della drammaturgia classica dai greci, i miei film hanno spesso toccato questi temi è inevitabile”.
Ritorno a New York? Quando tornerà a girare nella sua New York? “Ho già una bellissima idea da girare nella mia città. Se qualche folle si fa avanti e dice che vuole finanziarla, io sono pronto”, facendo riferimento alle difficoltà di reperire i fondi per produrre i suoi film, che sono stati epurati dal mercato americano dopo le accuse della figlia Dylan tornate alla luce con il #Me Too. Perché girare un film in francese? “Tutti noi siamo cresciuti con i film europei e abbiamo sempre sognato di fare un film europeo classico. Avevo voglia di sentirmi un regista francese, tedesco, italiano, insomma un regista europeo”.
Parti per le donne. “Sono sempre stato in grado di scrivere meglio parti interessanti per le donne, non so perché”, ha detto Woody Allen in conferenza stampa a Venezia. “Trent’anni fa ero io il protagonista delle parti che scrivevo, erano ruoli scritti per me. Ma ho sempre scritto parti più interessanti per le donne, forse perché sono stato influenzato da intellettuali come Ingmar Bergman. Non sono mai stato in grado di scrivere bene ruoli maschili, eccetto quelli scritti per me”. (dal tgcom24)
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